Donato Grosser
Nel Bollettino della Comunità Ebraica di Milano nel mese di novembre 2003 è stata pubblicata una “Lettera Aperta alla Comunità di Milano” firmata dal presidente e dal vice-presidente della “Congregazione ebraica riformata” Beth Shalom. È ovvio che a nessun gruppo piace definirsi regressivo, tuttavia l’abbondanza dell’uso della parola “progressivo” o “progressista” (usate ben cinque volte nell’articolo), desta subito il sospetto del lettore. Cos’è questo “progresso” al quale si riferiscono i riformati di Milano? Gli autori della lettera nel definire “l’esperienza progressiva della vita ebraica” menzionano, tra l’altro, la trasmissione del giudaismo per via patrilineare. Senza una definizione di cosa significhi “progresso” è poco chiaro perché dei cambiamenti di questo genere vengano chiamati progressivi. Continua a leggere »