Un vedovo del New Jersey torna a Gerusalemme per costruire un “mikveh”: ma deve affrontare un sacco di guai e le tentazioni di un amore focoso
Elena Loewenthal *
Geremia Mendelshtorm è rimasto solo. Ha perduto l’amata moglie e vive in un luogo terribilmente lontano, al di là dell’Oceano. Non si dà pace finché non decide di eternare il ricordo della compagna di una vita. Ma come? Le sostanze non gli mancano, non è quello il problema. Per un po’ si arrovella e poi trova una brillante soluzione: farà costruire un bagno rituale in una sperduta e immaginaria cittadina ultraortodossa in una imprecisata regione d’Israele. Il mikweh è un elemento fondamentale della vita religiosa: uomini e donne debbono immergersi nella vasca del bagno rituale con imprescindibile regolarità. Dunque ben venga, questa generosa donazione. Il problema è però che la «Città dei Giusti» non è un posto semplice. Intanto c’è una complessa burocrazia da rispettare. Poi ci sono già tanti altri bagni rituali, in città. Come se tutto ciò non bastasse, vi abita un sacco di gente con dei problemi. A incominciare dal braccio destro del sindaco, Moshe Ben Zuk: un pio ebreo sposato e devoto, ma con un passato ancora ingombrante e tempeste ormonali ancora in corso. A fomentare il suo desiderio è la bellissima e focosa Ayelet, sparita da tempo nella realtà ma mai nei suoi pensieri. Poi ci sono Anton e Katia, una coppia russa in crisi con un assetto familiare piuttosto complicata. E Naim, che è appassionato di birdwatching ma per questo finirà nei guai.
In sostanza, la costruzione di questo bagno rituale si rivelerà un affare più complicato del previsto. Per non parlare di quando sarà finito e pronto all’uso: un uso imprevedibile, con conseguenze ancor più imprevedibili.