L’esperimento scientifico socio-culturale di un iscritto che chiede lumi a 24 rabbini italiani su come comportarsi riguardo la spinosa questione dei matrimoni misti. Le risposte valgono più di 24 numeri speciali sul Rabbinato in Italia della Rassegna Mensile di Israel e dimostrano meno divisioni di quelle che appaiono all’esterno, sulle questioni cruciali.
Sandro Servi
Leggendo il giornale di una Comunità ebraica italiana mi sono imbattuto, qualche tempo fa, in una rubrica, intitolata “Auguri a…” in cui si fanno le felicitazioni per matrimoni, bar/bat mitzvà, nascite. Notando la nascita di ben tre bambini (due gemelli da un matrimonio e una bambina da un altro) e mi stavo rallegrando, visto che in quella Comunità le nascite raramente si contano in un anno con le dita di una mano, quando ho dovuto considerare che quei due matrimoni erano matrimoni misti in cui entrambe le madri non sono ebree, dunque anche i neonati non lo sono. Mi sono posto allora il problema dell’opportunità dell’iniziativa di pubblicare gli auguri per tali nascite in un giornale di una Comunità ebraica.