Rabbini contro rabbini. Una faida digitale che si è giocata virtualmente nel lontano Sudafrica e precisamente a Durban, città che ha ospitato questa settimana (dal 14 al 18 luglio) il meeting internazionale dell’Icaan (Internet Corporation for Assigned Names e Numbers), l’organismo che controlla su scala globale l’assegnazione dei nomi di dominio della grande Rete. La battaglia in questione vale il controllo del suffisso .kosher, termine che rimanda al vocabolo “kosherut”, che nell’accezione comune indica l’idoneità di un cibo ad essere consumato dal popolo ebraico.
Gianni Rusconi
Il punto focale della questione è la seguente: cinque organizzazioni (Orthodox Union, Star-K Kosher Certification, Chicago Rabbinical Council, Kashruth Council of Canada e Kosher Supervision Service, meglio conosciuta come Kof-K) si sono unite per opporsi al solo richiedente del dominio generico di primo livello “dot-kosher”, la Kosher Marketing Assets Llc, puntando l’indice sull’uso non adeguato e a meri fini di lucro di quella che è una tradizione sacra. Le due parti, entrambe attive nel business della certificazione degli alimenti con il “marchio” kosher, sono in disaccordo su come gli utenti del Web potranno trovare questi prodotti in futuro.