Sergio Luzzatto
Dopo la morte prematura del figlio, una vedova ebrea viveva da sola con la nuora cristiana. Trattata come una serva, costretta a lavorare di sabato e a mangiare nel giorno di Kippur, «la povera vecchia ricordava lo schianto del suo cuore» quando il figlio le aveva annunciato di voler sposare «quella donna che i suoi amici cristiani meno stupidi di lui avevano pagata e lasciata ad altri». Da subito dopo il matrimonio, la sgualdrinella aveva rinfacciato al marito le sue origini ebraiche; e gli aveva imposto al capezzale «un crocifisso che le avevano dato le monache», «un’immagine alla quale tutti i capiscarichi di cattivo gusto avevano appesa la pipa» prima di assaporare le «gesta erotiche» dell’ex educanda. Ma la povera vecchia ricordava anche un’altra ragazza, «una dolce fanciulla ebrea, buona e gentile e modesta» che «sarebbe stata beata di sposare Bonaiuto»: «quanto sarebbero stati tutti felici… ora nessuna speranza più…».